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ITINERARIO RELIGIOSO-LUOGHI D'ANIMA: ALLA SCOPERTA DELLA MISTERIOSA CAPPELLA NELLA ROCCA DI AGAZZANO
Partono dai quattro angoli della cappella, una rosa dei venti dorata (la stella raggiante) simbolo dell'universalità della Chiesa.
Proposto da Castelli del Ducato di Parma e Piacenza

Nella medioevale Rocca della famiglia
Scotti di Agazzano (Piacenza), è stata recentemente restaurata la
cappella palatina che sorge in continuazione dell'aereo loggiato
fatto edificare nei primi anni del 1500 da Aloisia Gonzaga, moglie di
Giovanni Maria Scotti terzogenito del conte Bartolomeo.
Era costui un
personaggio molto stimato dai contemporanei per le sue amicizie
altolocate e per le benemerenze acquisite con la ricostruzione delle
mura della città di Piacenza. Inoltre la sua familiarità con gli
Sforza di cui era tributario, gli permise di rifondare la rocca
agazzanese dotandola di una robusta cinta muraria e di un profondo
fossato. Gli fu concesso, in tempi nei quali i feudatari erano visti
con sospetto, di potenziare l'altro suo castello di Gragnano e di
costruire nella rocca di Agazzano, una galleria sotterranea che la
univa al limitrofo castello di Lisignano, acquistato come avamposto
difensivo in caso di aggressione da parte di bande provenienti dalla
città.
Tuttavia la fama diffusasi presso i contemporanei e
tramandata ai posteri sino ai nostri giorni, venne posta seriamente
in discussione da un fatto straordinario accaduto qualche anno
addietro e che mi limito a delineare sommariamente in quanto
descritto con maggiore cura e precisione in appendice al romanzo
"Assalto al castello" di Maurizio Gonzaga pagg.
297-300 , edizioni Gilgamesh 2015.
Il conte Bartolomeo, deceduto
nell'ultimo scorcio del quindicesimo secolo, apparve improvvisamente
entro un fungo giallo-arancione da un angolo semioscuro di una stanza
interna della rocca, ad una persona di alta spiritualità in visita a
quei luoghi per ammirare i recenti restauri apportati al monumentale
complesso dall'attivo e competente proprietario. Il volto bianco
dell'ectoplasma era incorniciato da una rada barba bianca e, nella
costernazione dell'esterrefatto visitatore sibilò due sole parole:
"Sono Bartolomeo" e scomparve. Poiché l'ignaro ospite,
spaventato e confuso, nulla sapeva del personaggio in questione,
chiese, il giorno seguente alcune delucidazioni prima di celebrare
sante Messe di suffragio e far recitare preghiere per la sua anima
tormentata. Dopo breve tempo il conte gli apparve in sogno e raccontò
la triste odissea della sua vita che terminava con la narrazione
della morte avvenuta per setticemia a causa di una ferita prodottasi
mentre maneggiava armi affilate. "Fui vegliato, concluse al
termine dell'esposizione, una sola notte da alcuni servi fedeli che
mi accudivano da tempo, in una cappella della rocca dalla stella
raggiante e sepolto nell'oratorio del castello. Il corpo é lì sotto
vari strati di terra, celato da una grande lastra di pietra".
In effetti, nel restauro attuato con grande scrupolo per
mantenere inalterata la fisionomia dell'ambiente, si evidenzia alla
confluenza dei costoloni che partono dai quattro angoli della
cappella, una rosa dei venti dorata (la stella raggiante) simbolo
dell'universalità della Chiesa. E' interessante notare come la
descrizione della cappella di fine'400 coincida con l'attuale.
Scheda: www.castellidelducato.it in collaborazione con Rocca e Castello di Agazzano.


